Nella letteratura relativa ai CEM compaiono sovente termini quali interazione, effetto biologico, rischio, danno. Quando un organismo vivente è esposto a un campo elettromagnetico, si verifica un’interazione fra l’intensità di campo e la corrente e le cariche elettriche presenti nei tessuti, che produce come risultato il cosiddetto effetto biologico. Tuttavia, l’effetto biologico non comporta necessariamente un danno; il danno si verifica quando l’effetto biologico supera la capacità di compensazione biologica dell’organismo. Il rischio è la probabilità intrinseca che un determinato danno si verifichi.

Gli effetti provocati dall’esposizione ai campi elettromagnetici possono essere classificati come acuti o cronici: gli effetti acuti sono sempre associati a uno specifico valore di soglia, superato il quale si producono effetti immediati e oggettivi. Non essendo gli effetti cronici né oggettivi né immediati, si può parlare anche di effetti a lungo termine. I campi elettromagnetici producono coppie nelle molecole, che possono causare la migrazione degli ioni da posizioni non perturbate, vibrazioni in cariche legate, e la rotazione e riorientamento di molecole bipolari come quelle dell’acqua.

Questi meccanismi non sono in grado di produrre effetti osservabili in seguito all’esposizione a CEM a bassa frequenza, poiché sono resi inefficaci dall’agitazione termica casuale.Inoltre, il tempo di risposta del sistema dev’essere abbastanza rapido da consentire a quest’ultimo di reagire prima che si concluda l’interazione. Entrambe le considerazioni implicano la presenza di una soglia (al di sotto della quale non si verifica alcuna reazione osservabile) e di una frequenza d’interdizione (al di sopra della quale non viene osservata alcuna reazione). In generale, a seguito dell’esposizione a campi elettromagnetici, l’energia si deposita e si distribuisce in modo estremamente diseguale all’interno dell’organismo.

Per ciò che riguarda l’energia assorbita dal corpo umano, si possono distinguere quattro categorie di campi elettromagnetici: – frequenze da circa 100 kHz a meno di 20 MHz: l’energia assorbita dal tronco diminuisce rapidamente col diminuire della frequenza, mentre si può verificare un assorbimento significativo a carico del collo e degli arti inferiori; – frequenze nello spettro da circa 20 MHz a 300 MHz: si può registrare un assorbimento relativamente elevato in tutto il corpo, con valori addirittura superiori se si considerano le risonanze corporee parziali; – frequenze da circa 300 MHz ad alcuni GHz: si verifica un assorbimento significativo e non uniforme a livello locale; – frequenze al di sopra di circa 10 GHz: l’energia viene assorbita soprattutto dagli strati superficiali dell’organismo.

(Fonte reperita dal sito elettrosmog.com).