I primi anni del terzo millennio hanno evidenziato come l’uomo moderno stia affrontando forse il periodo più “particolare” della sua esistenza. Difficile e caotico per certi aspetti ma anche di grande opportunità e d’illuminazione. E’ sotto gli occhi di tutti il malessere, il dolore, l’insoddisfazione, i risvolti politici, culturali ed ecologici che gran parte della popolazione mondiale sta affrontando, ma esiste anche, fortunatamente, una sorta di “risveglio collettivo” che sta spingendo gli esseri umani a riscoprire la visione olistica del mondo.

Sempre più persone sono spinte alla ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni interiori perché i dogmi e gli insegnamenti, che da secoli hanno sorretto e alimentato la speranza dell’uomo, oggi stanno diventando inadeguati e insufficienti. Il pensiero olistico conduce l’individuo a porre attenzione verso la sua totalità. Ti fa comprendere che apparteniamo a un progetto più grande e che tutto è collegato.

Il termine olismo infatti, per definizione deriva dal greco ”όλος (òlos)”, cioè totalità. Termine che venne coniato per la prima volta dall’intellettuale e filosofo sudafricano Jan Smuts (1870-1950) nella sua pubblicazione del 1926, “Olismo ed evoluzione”, il quale sosteneva che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Dal punto di vista olistico, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente. Un tipico esempio di struttura olistica è l’organismo biologico: un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un’unità-totalità non esprimibile con l’insieme delle parti che lo costituiscono.

In realtà questa visione d’insieme affonda le sue radici nel passato. Fin dalle culture primitive alle filosofie orientali poi, l’uomo ha saputo coglierne gli aspetti più profondi e vitali del pensiero stesso. Le profezie lasciateci dagli antichi popoli di tutto il pianeta ci hanno spesso parlato di questo momento come di un passaggio importante di cambiamento, che ci porta a definire un’unica “matrice” che è dentro ogni essere, un codice divino iscritto nel nostro DNA e che appartiene ad ogni essere umano sulla terra (nulla a che vedere con l’atmosfera pseudo-religiosa della New Age degli anni settanta).

Pensieri, emozioni, sentimenti e corpo fisico sono tutti sinergicamente collegati. Di conseguenza lo siamo con tutto ciò che ci circonda. Tutto è energia, tutto è vibrazione, e risuoniamo assieme per coesistere armonicamente.

Gli aspetti più interessanti però del pensiero olistico, secondo il nostro punto di vista,  sono quelli legati alla teoria/pratica ecologia del progetto “Ipotesi Gaia”. Per la prima volta nel 1979, lo scienziato inglese James Lovelock, formulò la teoria olistica “Gaia. A New Look at Life on Earth”, trovando poi numerosi consensi nel mondo scientifico. Nella sua prima formulazione l’ipotesi Gaia, che altro non è che il nome del pianeta vivente (derivato da quello dell’omonima divinità femminile greca, nota anche col nome di Gea), si basa sull’assunto che gli oceani, i mari, l’atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta terra si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento e all’azione degli organismi viventi, vegetali e animali.

Comportamento fortemente legato al “vitalismo”, corrente di pensiero che esalta la vita intesa principalmente come forza vitale energetica e fenomeno spirituale, al di là del suo aspetto biologico materiale. Il vitalismo ritiene infatti che i fenomeni della vita, costituiti da una “forza” particolare, non siano riconducibili interamente a fenomeni chimici, ed in particolare che vi è una netta demarcazione tra l’organico e l’inorganico, che la vita sulla terra ha avuto un’origine divina e non solo da un’evoluzione risalente a circa 3800 milioni di anni fa, come sostengono i biologi contemporanei.

Bibliografia utilizzata:
James Lovelock, Le nuove età di gaia (1991, Bollati Boringhieri).
James Lovelock, Gaia: manuale di medicina planetaria (1992, Zanichelli).
James Lovelock, Omaggio a Gaia (2002, Bollati Boringhieri).
James Lovelock, La rivolta di Gaia (2006, Rizzoli).
it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_Gaia.
it.wikipedia.org/wiki/Vitalismo.